vi posto quest'intervista:
La storia si ripete. Dopo il clamore suscitato più di un anno fa da giochi come Bully, Manhunt 2 e Rule of Rose, accusati di contenuti troppo violenti e inadatti al pubblico più giovane, è ora il turno della nuova fatica di Rockstar Games, Grand Theft Auto IV. Recentemente il Codacons, l'associazione nata nel 1986 a difesa dei consumatori, ha presentato un esposto a 104 procure della Repubblica, ipotizzando per l'avventura di Niko Bellic il reato di istigazione a delinquere e chiedendo il sequestro del titolo dai negozi. GameStar ha contattato in proposito l'Avvocato Alberto Adamo, presidente Codacons del Lazio, per porgli alcune domande sulla vicenda. Le spiegazioni fornite gettano nuova luce sulle posizioni del Codacons e offrono interessanti spunti di riflessione.
GameStar: Quali sono i vostri timori relativamente ai videogiochi? Ritenete che possano influenzare in modo negativo i più giovani?
Alberto Adamo: Noi riteniamo che l'impatto dei videogiochi su una parte dei fruitori possa essere notevole. In particolare, i minori rischiano di essere influenzati dal clima di esaltazione e di deificazione che spesso accompagna i protagonisti di questi videogiochi. Vi sono stati casi drammatici di cronaca nei quali, per imitare un film, uno programma o un cartone animato, dei bambini hanno posto in essere delle condotte sfociate in tragedie irrimediabili.
GS: Come fate giustamente notare il gioco è consigliato a un pubblico maggiorenne. Il PEGI segnala sulla copertina l'età consigliata per fruire di un titolo. Perché secondo voi non è sufficiente?
AA: Secondo noi l'etichetta PEGI è assolutamente insufficiente perché la stessa fornisce solamente un'indicazione e non impedisce affatto ai venditori di alienare il gioco a persone minorenni. Noi stessi abbiamo fatto dei test e il risultato è stato sconfortante. Anche nei casi in cui il nostro inviato mostrava chiaramente la sua minore età non c'è stato un solo caso in cui il venditore si sia astenuto dal vendergli il gioco.
GS: Le vostre azioni legali nei confronti dei videogiochi sono frequenti. Puntualmente le reazioni dei videogiocatori sono agguerrite. Secondo voi perché?
AA: Noi riteniamo che la reattività mostrata da certe persone sia il riscontro migliore alla nostra teoria. In effetti, come si fa a sostenere che un gioco non sia in grado di incitare alla violenza se decine di persone, alla prima critica, sono pronte ad inviare mail minatorie e gravemente offensive come è successo nel nostro caso? È la riprova migliore del fatto che tantissime persone si impersonano profondamente nel protagonista del gioco e ne assumono le modalità criminali., divenendo disposte a compiere un reato reale (diffamazione, minaccia o ingiuria) pur di "difenderlo" da supposti nemici.
GS: Immagino abbiate giocato a GTA IV prima di presentare il vostro esposto. Alcuni giocatori, però, affermano di non trovare riscontro nel gioco alle accuse specifiche da voi sollevate (per esempio le scene di stupro). Non si corre il rischio di fomentare allarmismi ingiustificati?
AA: Terminare il gioco è stato impossibile per motivi di tempo. Già da quello che abbiamo visto noi direttamente basta a suscitare un notevole allarme sociale. Basta, poi, svolgere una ricerca sui forum dedicati per avere una visione completa della tipologia di condotte poste in essere dal personaggio principale.
GS: Porre l'accento sui contenuti violenti e diseducativi dei videogiochi presuppone l'idea che il videogioco possa essere anche strumento educativo. Credete che un simile obiettivo sia raggiungibile?
AA: Noi crediamo che l'aspetto ludico sia una tappa fondamentale per la crescita di un ragazzo. In quest'ottica ben vengano i giochi per computer e per console e ben venga un'offerta varia e completa.
GS: Molti giocatori, anche adulti, considerano le vostre azioni forme di censura, dal momento che rischiano di togliere loro la possibilità di giocare a determinati titoli. Cosa ne pensate?
AA: Le nostre azioni sono volte a evitare che i minorenni possano essere influenzati da una massiccia campagna diseducativa. Le persone adulte ben potranno recarsi nei negozi e comprare il gioco se tale è la loro volontà. Non si parla certo di censura per i film che vengono vietati ai minori di anni 18 e, quindi, non si capisce perché si debba reagire con questa violenza all'idea che un meccanismo simile possa essere introdotto anche nei videogame. In assenza di una normativa, non potendosi purtroppo affidare alla autoregolamentazione da parte dei venditori, noi chiediamo il sequestro del gioco.
GS: Secondo voi, che cosa si dovrebbe fare in Italia per evitare un futuro "caso GTA IV"?
AA: Introdurre una normativa seria che, in presenza di alcuni presupposti, impedisca ai minorenni di acquistare liberamente questa tipologia di giochi.
Come detto esistono forme simile sia per i film a luci rosse che per quelli eccessivamente violenti.
La storia si ripete. Dopo il clamore suscitato più di un anno fa da giochi come Bully, Manhunt 2 e Rule of Rose, accusati di contenuti troppo violenti e inadatti al pubblico più giovane, è ora il turno della nuova fatica di Rockstar Games, Grand Theft Auto IV. Recentemente il Codacons, l'associazione nata nel 1986 a difesa dei consumatori, ha presentato un esposto a 104 procure della Repubblica, ipotizzando per l'avventura di Niko Bellic il reato di istigazione a delinquere e chiedendo il sequestro del titolo dai negozi. GameStar ha contattato in proposito l'Avvocato Alberto Adamo, presidente Codacons del Lazio, per porgli alcune domande sulla vicenda. Le spiegazioni fornite gettano nuova luce sulle posizioni del Codacons e offrono interessanti spunti di riflessione.
GameStar: Quali sono i vostri timori relativamente ai videogiochi? Ritenete che possano influenzare in modo negativo i più giovani?
Alberto Adamo: Noi riteniamo che l'impatto dei videogiochi su una parte dei fruitori possa essere notevole. In particolare, i minori rischiano di essere influenzati dal clima di esaltazione e di deificazione che spesso accompagna i protagonisti di questi videogiochi. Vi sono stati casi drammatici di cronaca nei quali, per imitare un film, uno programma o un cartone animato, dei bambini hanno posto in essere delle condotte sfociate in tragedie irrimediabili.
GS: Come fate giustamente notare il gioco è consigliato a un pubblico maggiorenne. Il PEGI segnala sulla copertina l'età consigliata per fruire di un titolo. Perché secondo voi non è sufficiente?
AA: Secondo noi l'etichetta PEGI è assolutamente insufficiente perché la stessa fornisce solamente un'indicazione e non impedisce affatto ai venditori di alienare il gioco a persone minorenni. Noi stessi abbiamo fatto dei test e il risultato è stato sconfortante. Anche nei casi in cui il nostro inviato mostrava chiaramente la sua minore età non c'è stato un solo caso in cui il venditore si sia astenuto dal vendergli il gioco.
GS: Le vostre azioni legali nei confronti dei videogiochi sono frequenti. Puntualmente le reazioni dei videogiocatori sono agguerrite. Secondo voi perché?
AA: Noi riteniamo che la reattività mostrata da certe persone sia il riscontro migliore alla nostra teoria. In effetti, come si fa a sostenere che un gioco non sia in grado di incitare alla violenza se decine di persone, alla prima critica, sono pronte ad inviare mail minatorie e gravemente offensive come è successo nel nostro caso? È la riprova migliore del fatto che tantissime persone si impersonano profondamente nel protagonista del gioco e ne assumono le modalità criminali., divenendo disposte a compiere un reato reale (diffamazione, minaccia o ingiuria) pur di "difenderlo" da supposti nemici.
GS: Immagino abbiate giocato a GTA IV prima di presentare il vostro esposto. Alcuni giocatori, però, affermano di non trovare riscontro nel gioco alle accuse specifiche da voi sollevate (per esempio le scene di stupro). Non si corre il rischio di fomentare allarmismi ingiustificati?
AA: Terminare il gioco è stato impossibile per motivi di tempo. Già da quello che abbiamo visto noi direttamente basta a suscitare un notevole allarme sociale. Basta, poi, svolgere una ricerca sui forum dedicati per avere una visione completa della tipologia di condotte poste in essere dal personaggio principale.
GS: Porre l'accento sui contenuti violenti e diseducativi dei videogiochi presuppone l'idea che il videogioco possa essere anche strumento educativo. Credete che un simile obiettivo sia raggiungibile?
AA: Noi crediamo che l'aspetto ludico sia una tappa fondamentale per la crescita di un ragazzo. In quest'ottica ben vengano i giochi per computer e per console e ben venga un'offerta varia e completa.
GS: Molti giocatori, anche adulti, considerano le vostre azioni forme di censura, dal momento che rischiano di togliere loro la possibilità di giocare a determinati titoli. Cosa ne pensate?
AA: Le nostre azioni sono volte a evitare che i minorenni possano essere influenzati da una massiccia campagna diseducativa. Le persone adulte ben potranno recarsi nei negozi e comprare il gioco se tale è la loro volontà. Non si parla certo di censura per i film che vengono vietati ai minori di anni 18 e, quindi, non si capisce perché si debba reagire con questa violenza all'idea che un meccanismo simile possa essere introdotto anche nei videogame. In assenza di una normativa, non potendosi purtroppo affidare alla autoregolamentazione da parte dei venditori, noi chiediamo il sequestro del gioco.
GS: Secondo voi, che cosa si dovrebbe fare in Italia per evitare un futuro "caso GTA IV"?
AA: Introdurre una normativa seria che, in presenza di alcuni presupposti, impedisca ai minorenni di acquistare liberamente questa tipologia di giochi.
Come detto esistono forme simile sia per i film a luci rosse che per quelli eccessivamente violenti.